La Bella e il Carnefice: quando il femminismo non è mai abbastanza

Bella e la Bestia
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Lo scorso 16 marzo è uscito nelle sale un film atteso da chiunque sia stato un pargolo negli anni ‘90: La bella e la bestia. Purtroppo, però, non è la trama ad essere al centro di questo articolo – o, per lo meno, non lo è direttamente. Qual è dunque il topic?

Quando si aspetta con un hype imbarazzante l’uscita di un film, la prima cosa che si fa è trovare tutte quelle informazione necessarie affinché quell’hype venga alimentato. Come dei drogati ci si fionda su trailer e articoli che mettono a nudo il cast, la trama o gli effetti speciali. Ma cosa succede una volta che il film è uscito e lo si è visto? Si fa una piccola analisi e si tirano le somme: «Mi è piaciuto? Non mi è piaciuto? Perché?». Nascono così le opinioni, che vengono inevitabilmente scaricate come un mare di melma nel web, senza un filtro o un profumatore per ambiente. Se le opinioni fossero armi, insomma, l’Internet sarebbe il Texas.

Dopo l’uscita di un film, solitamente, vengono pubblicate delle recensioni più o meno calibrate. Difficilmente una buona recensione è totalmente polarizzata da un lato, positivo o negativo che esso sia. Questo non vale, però, per le opinioni. Così ci troviamo a leggere di articolisti completamente delusi dal film, o viceversa totalmente soddisfatti. Di conseguenza si creano delle vere e proprie battaglie “a chi ce l’ha più polemico”.

Ma perché la gente non ha nient’altro di meglio da fare che incornarsi a colpi di tastiera? Perché ha delle aspettative, semplicemente.

Belle, completamente succube della sindrome di Stoccolma, accetta di leggere un libro magico insieme al suo aguzzino.

L’aspettativa disillusa si può ricercare facilmente nell’articolo di wearyourvoicemag.com, tradotto e pubblicato in italiano poi da abbattoimuri.wordpress.com. Secondo l’autrice Femme Femministe, e secondo la controparte italiana Laura Witt, il film La bella e la bestia non è abbastanza femminista. Quello che si aspettavano era un film che fosse femminista tanto quanto l’attrice protagonista: Emma Watson. Secondo l’articolo vi sarebbe una sorta di incoerenza tra il femminismo manifesto di Emma Watson e la trama del film. Questo perché la trama sarebbe un esempio di sindrome di Stoccolma, in cui la protagonista, Belle, si innamora della Bestia in quanto vittima e carnefice: «Indipendentemente da ciò che sostiene Emma Watson, La bella e la bestia è la storia di una donna con la sindrome di Stoccolma». Quindi la protagonista non sarebbe una femminista, ma semplicemente una donna che si abbandona alle malefatte della Bestia-carnefice, arrivando a innamorarsi di lui senza una motivazione razionale e giustificata. Come se l’amore, del resto, potesse avere entrambe queste cose.

L’articolo completo è disponibile sul nostro magazine alle pagine 16-18.

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Stefano Urso

30 anni, psicologo sociale. Mi occupo di discriminazioni, parità di genere e psicologia politica. Con la mia associazione Asterisco mi occupo di divulgazione scientifica per la cittadinanza.